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Un articolo del Corriere Motori online presenta un’interessante iniziativa anti traffico:
Non usi l’auto all’ora di punta? Vinci un premio in denaro

Ricordate Un giorno di ordinaria follia? Michael Douglas interpreta il ruolo di un uomo qualunque, alle prese con i problemi che tante persone vivono, che si trova imbottigliato in un ingorgo di traffico pazzesco. E’ quello il fattore scatenante della follia che lo porterà a un susseguirsi di azioni violente che seminano sangue e terrore e che culminano con la ricerca della propria morte.
Senza arrivare a questi eccessi, molti di noi vivono quotidianamente lo stress causato dal traffico, dagli ingorghi e dalle difficoltà di parcheggio. In quasi tutte le città, le amministrazioni hanno cercato di combattere il traffico varando norme punitive per gli automobilisti, dai ticket di ingresso ai centri delle città a tariffe più alte per chi usa l’auto nelle ore di punta. Questi sistemi, applicati in grandi città come Londra, Sidney e Stoccolma, non solo hanno fallito l’obiettivo ma hanno anche creato malumori negli automobilisti. Forse per gli amministratori delle città è difficile pensare in questi termini, tuttavia l’aggressività correlata al traffico è un grave problema e non è certo una buona idea esasperare chi è già sotto stress.

Alcuni anni fa, Balaji Prabhakar, un professore della Stanford University, era intrappolato in un intasamento della sua Bangalore – l’India è uno dei paesi più oppressi dal traffico – e si trovò a riflettere sul fatto che possono esistere metodi differenti per modificare il comportamento degli automobilisti. Se vediamo i salassi imposti per poter circolare come “bastoni”, perché non provare con le “carote”?
Grazie a un premio di ricerca di 3 milioni di dollari, la scorsa primavera l’Università di Stanford ha avviato un progetto – denominato Capri – che consente ai dipendenti che non entrano nel congestionato campus nelle ore di punta di partecipare a una lotteria che distribuisce premi da 2 a 50 dollari. La partecipazione è automatizzata e si avvale di un cartellino posizionato sul parabrezza che viene letto da uno scanner.

Si tratta di una classica situazione “win-win” secondo la teoria dei giochi, e uno degli aspetti più interessanti è che siccome il gioco si svolge a livello di rete sociale, tende a rinforzare i cambiamenti nel comportamento e l’impegno di ciascuno nella competizione giocosa che si è instaurata tra i colleghi. Per il prossimo autunno l’Università intende introdurre degli incentivi anche per chi utilizzerà i parcheggi più distanti dagli edifici.
La riduzione della congestione del traffico in un sistema vicino al livello critico è un esempio di comportamento “non lineare”, per cui anche una piccola riduzione del traffico in un momento dato ha un grande effetto sul suo flusso.
Il professor Prabakhar si occupa della progettazione di reti di computer e in passato ha già svolto altre ricerche e promosso delle iniziative per far sì che le persone cambino il loro comportamento alla guida, usino i trasporti pubblici, parcheggino e adottino uno stile di vita più attivo. Gli incentivi utilizzati sono stati di vario tipo, dalla raccolta di punti agli sconti sulle tariffe. L’idea di usare degli incentivi per modificare il comportamento delle persone è divenuta popolare dal 2008, in seguito alla pubblicazione del libro Nudge di due economisti comportamentali, Thaler e Sunstein, che è stato il vademecum della campagna elettorale di Barack Obama.

Nonostante il successo dell’iniziativa, non tutti concordano sull’efficacia degli incentivi per risolvere il problema del traffico. Alcuni ritengono che essi non sono una panacea e che servono invece “bastoni” più grossi. Fortunatamente l’uno non esclude l’altro, con la variante che mentre i disincentivi devono essere imposti in forza di legge, gli incentivi sono volontari e possono essere disposti autonomamente.

Ulteriori sviluppi sono pensabili, senza bisogno di investimenti aggiuntivi, grazie alla sempre maggiore diffusione degli smartphone, che permetteranno di ottenere informazioni molto dettagliate sullo spazio e il tempo utilizzati e di espletare sia i premi che i pagamenti mediante il proprio account.

Ci auguriamo che anche in Italia qualcuno raccolga presto questa sfida, e inizi a considerare come migliorare la vita sociale senza porre (troppe) limitazioni alla libertà dell’individuo.

*Articolo già pubblicato sull’Osservatorio Psicologia nei Media

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