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Riceve a Trieste

Chissà cosa ne avrebbe detto Tacito.
114 eventi selezionati, dei quali il 72% è fortemente avversativo, una decina dei rimanenti sono positivi – e parecchi di essi sono piuttosto inconsistenti rispetto a una ricostruzione storica – mentre per i restanti é difficile esprimere un giudizio univoco.

Chissà cosa ne avrebbe detto Tacito. La sua ingenua dichiarazione di neutralità, riassunta nella celebre affermazione “ Il mio proposito è riferire […], senza ostilità e parzialità, dalle cui cause sono lontano”, sembra mal applicarsi a questo video – di cui purtroppo non ho potuto reperire l’autore, ma forse non a caso – che ha raccolto in poco tempo molte visioni, molti commenti e molti “like” o “dislike” su YouTube.
Il punto di vista di Tacito in ogni caso è stato decisamente sorpassato, e oggigiorno è condivisa l’idea che nel momento in cui si scrive (o si legge) la storia occorre porsi alcune domande essenziali sulla sua natura, quali che cos’è la storia e cos’è un fatto storico.
La storia non è una scienza, anche se il senso comune ha l’immagine che la storia sia una serie di “fatti” accertati: non tutti i “fatti” sono uguali e lo storico compie sempre a priori un processo di selezione e di interpretazione seguendo dei criteri, più o meno impliciti, che mettono in luce quelli che a suo avviso sono i fatti fondamentali di una data epoca. In qualche modo, le nostre risposte implicano un giudizio sulla società in cui viviamo.
Questo è particolarmente vero con la storia dell’antichità, in quanto i fatti sopravvissuti al trascorrere del tempo per questa sola ragione assumono autorevolezza e sembrano già di per se stessi formare una “storia”. Tuttavia la circostanza che siano giunti ai giorni nostri riflette sia le selezioni di chi li ha raccolti al tempo – e quindi la sua concezione della società e i motivi per cui scriveva, per chi e perché – sia l’influenza di fattori più “casuali” che possono aver determinato la conservazione di certi documenti mentre altri sono andati irrimediabilmente perduti. Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, fa rumore?

Lo storico moderno e soprattutto contemporaneo ha ben altro compito. La massa di eventi e informazioni è imponente e aumenta esponenzialmente con la disponibilità e la diffusione di tecnologie a basso costo, al punto che abbiamo assistito a numerosi eventi ripresi in diretta e varie volte anche da diverse angolature – l’effetto psicologico di questo fenomeno sulla mente sarebbe tutto da sviscerare. Il problema dello storico contemporaneo è quello di non annegare in un oceano di fatti o, per restare nella metafora silvestre, di non riuscire a vedere la foresta perché ci sono troppi alberi. A proposito del progetto MyLifeBits – che è supportato nientemeno che da Microsoft – Sherry Turkle osserva acutamente nel suo La Vita Nascosta degli Oggetti Tecnologici che l’archivio digitale completo di una vita dà uguale peso a ogni persona, a ogni cambiamento di fortuna, segue le cronologie e le categorie mentre la domanda interessante è “che cosa è che le future generazioni potrebbero voler sapere di noi?”. E chissà se, al contempo, una volta coscienti che tutto nella nostra vita viene registrato, non si inizi a vivere la vita che vorremmo fosse archiviata…

La questione tuttora irrisolta è quanta parte della “realtà” è creazione della nostra mente e quanto è realmente “reale”? La psicoanalisi di Meltzer ha estremizzato questo dilemma risolvendolo nella direzione di considerare tutto ciò che dice il paziente come se fosse un sogno, e indicando ai terapeuti di lavorare sul materiale d’analisi con gli strumenti di interpretazione dei sogni.

Per tornare al nostro video, la conclusione alla quale sembra volerci portare la visione di una teoria di catastrofi e disgrazie è che la fine del mondo sia vicina, come sembra indicare la profezia Maya ormai entrata nel lessico quotidiano.
Ma a questo punto della nostra digressione possiamo affermare che questo destino funesto non è basato su “fatti” incontrovertibili e che la suggestione millenaristica rimane, nonostante le buone – o cattive – intenzioni dell’autore, una costruzione teorica astratta. E possiamo dire anche che la maggioranza della gente e dei governi non ci crede, tanto che continua a mettere al mondo dei figli, studia e progetta il proprio futuro, si interessa della conservazione del patrimonio ambientale e artistico, investe nella ricerca energetica, nella salute e nella scuola.
Edward H. Carr, a proposito delle profezie di disastro universale, osserva che esse sono geograficamente nate prevalentemente nell’Europa occidentale e dalle sue propaggini d’oltreoceano. Le epoche che registrano rifiuto e ribellione crescenti rispetto alla pretesa di questi territori di dominare il mondo suscitano angoscia e conseguentemente la convinzione che il ribaltamento dello status quo non possa che portare alla fine del mondo (sì, di quello conosciuto). Egli vede queste ondate di disperazione come l’espressione di una forma di elitarismo, prodotto di gruppi di élite la cui sicurezza e i cui privilegi vengono intaccati dalla crisi.
Un po’ più consapevoli, possiamo prendere le distanze da questo genere di tendenze, non farci spaventare e cercare di avere una considerazione del futuro più equilibrata?

Turkle, Sherry (2009) La Vita Nascosta degli Oggetti Tecnologici, Ledizioni, Milano
Carr, H. Edward (1966) Sei lezioni sulla storia, Einaudi, Torino

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