Questo articolo é dedicato a Pègola e a tutti i gatti che ci accompagnano con i loro passi silenziosi.
Il Washington Post ha pubblicato un interessante articolo, a firma John Bradshaw, sulla comprensione dei segnali del felino più amato, il gatto. L’articolo è stato pubblicato orginariamente sulla rivista NewScientist ed è basato sul nuovo libro di Bradshaw “Cat Sense: How the New Feline Science Can Make You a Better Friend to Your Pet” (Allen Lane/Basic Books). L’autore è il direttore dell’Istituto di Antrozoologia della Scuola di Scienza Clinica Veterinaria dell’Università di Bristol, e ha studiato il comportamento del gatto per più di 30 anni.
Poichè si basa su evidenze scientifiche, ritengo interessante tradurlo per i lettori. Qui l’articolo originale.
I agree to indemnify RBI and New Scientist against any claim arising from incorrect or misleading translation.
I gatti sono gli animali domestici più popolari al mondo, poiché sono più numerosi dei cani in rapporto tre a uno. Il fatto che i gatti siano allo stesso tempo affettuosi e autosufficienti è senza dubbio un fattore che mantiene alta la loro popolarità. Non hanno praticamente bisogno di essere addestrati, si fanno la toeletta da soli, possono essere lasciati da soli senza che si struggano per i loro proprietari, ma nondimeno li salutano affettuosamente quando arrivano a casa.
In una parola, sono pratici.
Anche così, i gatti rimangono riservati e imperscrutabili. I cani tendono ad essere aperti, onesti e docili. I gatti, d’altra parte, pretendono di essere accettati alle loro condizioni, ma non rivelano mai abbastanza quali siano queste condizioni.
Ho studiato i gatti per anni e ho condiviso la mia casa con parecchi di loro, ma non ho la sensazione che questo mi abbia insegnato molto su come sono realmente. Eppure la scienza ha cominciato a fornire alcune risposte, in particolare sulla loro relazione con gli esseri umani. Perché i gatti sono così esigenti verso gli oggetti del loro affetto? E cosa significa quando tengono la coda verso l’alto?
La connessione gatto-uomo
La connessione tra i gatti e gli esseri umani risale a molto tempo fa. L’analisi del DNA identifica l’antenato del gatto domestico nel gatto selvatico Arabo Felis silvestris lybica, e colloca le sue origini tra 10.000 e 15.000 anni fa in Medio Oriente.
E’ probabile che i primi ad addomesticare i gatti selvatici siano stati i Natufiani, abitanti del Levante fra 13.000 e 10.000 anni fa ampiamente riconosciuti come gli inventori dell’agricoltura. Come tali, essi sono stati anche i primi ad essere tormentati da un nuovo parassita: il topo domestico amante del grano. I gatti selvatici si sono probabilmente avvicinati all’uomo per sfruttare questa nuova risorsa alimentare. Rendendosi conto di quanto utile fosse la loro presenza – e dopo tutto i gatti non avevano alcun interesse a mangiare il grano – la gente probabilmente li ha incoraggiati a restarsene in giro.
Va da sè che le altre qualità del gatto probabilmente non sono passate inosservate. Le loro caratteristiche attraenti, la pelliccia morbida e la capacità di imparare ad essere affettuosi verso gli umani hanno portato alla loro adozione come animali domestici. Ma i gatti hanno ancora oggi tre zampe ben piantate nella vita selvatica
A differenza di quasi tutti gli altri animali domestici, i gatti mantengono un notevole controllo sulla propria vita. La maggior parte di loro va dove gli pare e quando gli pare e, soprattutto, sceglie i propri partner. A differenza dei cani, soltanto una piccola minoranza di gatti è stata deliberatamente allevata. Nessuno ha mai allevato gatti da adibire alla guardia della casa, per radunare le mandrie di bestiame o per aiutare i cacciatori.
Ad ogni modo, le esigenze dell’addomesticamento – la necessità di vivere con altri gatti, e successivamente la formazione di legami con le persone – hanno esteso il repertorio sociale dei gatti.
Il comportamento sociale probabilmente ha iniziato ad evolversi da quando i gatti hanno cominciato a radunarsi intorno ai granai. Qualunque gatto che avesse mantenuto il suo antagonismo nei confronti degli altri gatti si sarebbe messo da solo in condizioni di svantaggio per lo sfruttamento di questa risorsa.
Anche oggigiorno, ovunque ci sia una regolare fonte di cibo, si forma una colonia di gatti selvatici, purchè le popolazioni locali lo consentano. Le colonie possono ingrandirsi fino a portare diverse centinaia di gatti a vivere vicini l’uno all’altro.
In queste colonie, la società tende a basarsi sulla cooperazione tra le femmine geneticamente correlate. Le madri dopo un paio di mesi generalmente mandano via la prole maschile per evitare la consanguineità, inducendoli a condurre una vita solitaria.
Se le colonie sono costituite da più di una famiglia, esse sono in concorrenza tra loro. I gatti sembrano essere incapaci di sostenere un grande numero di rapporti di amicizia e di formare alleanze tra gruppi familiari come fanno i primati; abilità di negoziazione così sofisticate vanno oltre le loro capacità.
Con il passaggio alla vita sociale, man mano che i gatti venivano addomesticati, si è reso necessario compiere un salto di qualità nella comunicazione. Per un animale come un gatto, ben dotato di armi, una scaramuccia avrebbe potuto facilmente degenerare in una lotta pericolosa a meno di avere a disposizione un sistema di segnalazione evoluto che permettesse di valutare gli stati d’animo e le intenzioni degli altri gatti. E questo è esattamente quello che è successo.
La coda dritta-in-su
La mia ricerca ha dimostrato che il segnale chiave per i gatti domestici è la coda dritta-in-su. Nelle colonie, quando due gatti stanno decidendo se avvicinarsi l’uno all’altro uno dei due di solito alza la coda, se l’altro è felice per l’approccio solleva la coda a sua volta. Il segnale di coda in su quasi certamente si è evoluto nel corso della domesticazione, e deriva da una postura che i cuccioli di gatto selvatico utilizzano quando salutano le loro madri. I gatti selvatici adulti invece non alzano la coda a vicenda.
Una volta che lo scambio di code in su è stato stabilito, si verifica una di queste due cose: o i gatti strofinano teste, fianchi e talvolta anche le code sollevate prima di separarsi, o si impegnano in una toeletta reciproca, comportamento che ha un profondo significato sociale in molti animali. Sia gli sfregamenti che il farsi vicendevolmente la toeletta sono probabilmente un modo di cementare una relazione amichevole.
Ma l’abilità sociale più importante che un gatto deve imparare per diventare un animale domestico è, ovviamente, interagire con le persone. Anche nelle primissime fasi di domesticazione, i gatti avevano bisogno degli esseri umani perchè li proteggessero e nutrissero quando i topi scarseggiavano. I gatti che hanno prosperato sono stati quelli in grado di ricompensare le persone con la loro compagnia. Ma i gatti non sono nati attaccati gente. Sono nati con un’inclinazione a fidarsi della gente soltanto per un breve periodo, quando sono molto piccoli.
Studi svolti sui cani negli anni 50 hanno elaborato il concetto di “periodo di socializzazione primaria“, che si verifica quando i cuccioli sono particolarmente sensibili ad imparare come interagire con le persone. Per i cani questo periodo sensibile è tra le 7 e le 14 settimane di vita. Lo stesso concetto vale anche per i gatti, ma il periodo inizia prima. Un gattino che viene manipolato regolarmente tra le 4 e le 8 settimane sviluppa in genere una forte attrazione per gli umani. Un gattino che non incontra un essere umano fino alle 10 settimane o più tardi probabilmente avrà paura delle persone per il resto della sua vita.
I gatti esposti abbastanza presto agli esseri umani sviluppano un attaccamento emotivo ai proprietari simile a quello dei cani? Sappiamo che essi hanno la capacità di provare affetto per gli altri gatti, e quindi è probabile che il loro attaccamento ai proprietari sia di natura emotiva.
La maggior parte dei proprietari è convinta che il loro gatto dimostri soddisfazione facendo le fusa. Le fusa chiaramente si verificano quando un gatto è contento, ma il gatto fa le fusa anche quando è affamato o lievemente ansioso. Alcuni continuano a fare le fusa anche quando il loro linguaggio del corpo indica che sono arrabbiati. Di tanto in tanto, i gatti sono stati sentiti fare le fusa anche quando erano in difficoltà e persino nei momenti prima della morte.
Le fusa, quindi, non necessariamente rivelano lo stato emotivo di un gatto. Invece, sembrano essere quello che gli ecologisti comportamentali definiscono un segnale manipolativo che trasmette una richiesta generale: “Per favore, sistemati accanto a me.”
Tuttavia, altri segnali possono essere dimostrazioni più genuine di affetto. I rapporti tra i gatti adulti sembrano essere sostenuti principalmente attraverso il leccarsi reciproco e lo sfregamento. Molti gatti leccano i loro proprietari regolarmente, ma gli scienziati non hanno ancora stabilito se questo rappresenti affetto. Si sa che i gatti che non si piacciono non si fanno mai la toeletta a vicenda.
Molti gatti non accettano le carezze in modo meramente passivo, invitano le persone ad accarezzarli saltando sulle ginocchia o rotolandosi. Essi indicano anche dove desiderano essere accarezzati, offrendo certe parti del corpo o cambiando posizione. Accettando le carezze, i gatti si impegnano in un rituale sociale che rafforza il legame con il loro proprietario.
Il miagolio
Un altro modo con cui i gatti attirano la nostra attenzione, naturalmente, è miagolando. Il miagolio fa parte del repertorio naturale del gatto, ma raramente essi lo usano per comunicare tra loro. I gatti selvatici sono in genere piuttosto silenziosi. Così, mentre apparentemente tutti i gatti nascono sapendo miagolare, ognuno deve imparare a utilizzarlo nel modo più efficace.
Il video